giovedì 27 novembre 2014

Le Sette Stazioni del Calvario Agulhas


Gira e rigira quando si è fermi nei porti vuol dire che la barca è rotta (o si è rotto il proprietario) oppure la meteo è proibitiva. Appena entrati in questo grande Paese ci hanno subito indottrinato per bene: scordatevi come avete navigato durante i 10 mesi precedenti, qui il film è diverso, le prossime 900 miglia fino a Cape Town ve le dovrete fare passo-passo, uno scalino alla volta, porto per porto. E non si scherza. E così dopo Richards Bay abbiamo veleggiato a Durban, poi ci doveva toccare East London che però siamo riusciti a saltare grazie alla benevolenza barometrica. Ora siamo a Port Elizabeth e se tutto va secondo i piani domani proseguiremo per Mossel Bay. Alla fine dovremmo fare rotta sulla Capitale salvo un'altra Stazione intermedia.
B.Moitessier ha scritto: "La vela è una religione… ha i suoi riti. Se fa bello, fa bello. Se c’è vento, c’è vento. E se non c’è vento, si aspetta, si sorveglia. Hai fame, mangi. Hai sete, bevi. Ti prende sonno, dormi. E’ una scuola di pazienza".
Vlado e Jack si sono presi una pausa in un resort sauna-safaristico ed io sono rimasto, volontario, a tener d'occhio la barca. Questa mattina pure io mi sono concesso la libertà di una bella passeggiata sotto il sole cocente lungo Cape Recife, parco naturale dove sorge un bel Faro: lieve e piacevole brezza, silenzio a tratti, uccelli che cantano, le lunghe onde in lontananza si infrangono sulla costa. Qui ha sede il centro di riabilitazione per il Pinguino Sud Africano; la vicina Isola St.Croix ne conta 22.000 circa, una delle popolazioni più numerose di pinguini del mondo. Gli lavano, li curano, gli danno da mangiare, e dopo un paio di settimane quando sono di nuovo in forma li liberano in mare e loro ritornano nel loro luogo natio. Animali simpatici che non mostrano paura dell'uomo (a parte qualche beccata se vi avvicinate troppo).
Ora il vento ha ripreso a soffiare dall'altro lato a 35 nodi. La polvere di carbone è dappertutto. Non vedo l'ora di andarmene da questo porto. Una pausa però ci voleva dopo due notti a sorvegliare le cime d'ormeggio, ben 12 ne ho messo, a cercare di tenere al suo posto, riuscendoci, il Civetta II che ballava scimmiottando la banchina galleggiante e le altre barche attorno sotto l'infuriare del vento e delle onde. Un vecchio, minaccioso e pesante peschereccio abbandonato proprio a poppa della nostra ha spaccato una sua bitta, poi una seconda, poi la terza ha retto. E chi dorme!

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