giovedì 30 ottobre 2014

La Tappa Innominabile




Siamo pronti per la partenza della tappa numero 14. In realtà la precedente era la 12 ma per scaramanzia tutta "British" hanno voluto evitare il numero successivo che lascio a voi scoprire quale. Non sono molto scaramantico ma certe parole non vanno dette e nemmeno scritte, al limite si possono solo pensare.
Abbiamo cambiato le scotte con delle nuove, fatto gasolio, olio e filtri motore a posto, il pieno di acqua potabile, il pieno del frigorifero con la roba da mangiare, sigarette e rum quanto basta, ponte lavato, pozzetto lavato, vetri lavati, lavanderia a posto, batterie al massimo voltaggio e skipper-briefing finito. La rotta approssimativa è tracciata: diretti a sud-sud-ovest per 200Nm ad evitare il Madagascar e le sue correnti marine, poi verso ovest in direzione Richards Bay - Sud Africa. Stasera Halloween Party qui in Port Ouest, ma credo si parlerà soprattutto di basse pressioni e onde. Un bicchiere di partecipazione conviviale e poi in branda: domattina salpiamo l'àncora!

In foto: Celebrate (USA) e Chika Lù (GER)


martedì 28 ottobre 2014

Verdi Prati

Un uomo, un militare, ha il suo turno di guardia lungo l'interminabile Confine. Fa il suo lavoro col fucile in mano, avanti ed indietro, durante una bella giornata di primavera: il sole splende, la natura sta rinascendo dopo il lungo e freddo inverno. Ad un tratto sente il bisogno d'andare in bagno e, perchè no, decide di uscire dal suo monotono sentiero per andare a farla nel vicino bosco a poche decine di metri a lato.
Dal di dentro, dalle viscere del militare accovacciato, esce una testolina piccola-piccola di verme solitario: si affaccia quindi sul mondo esterno e si guarda attorno, poi chiede a sua mamma ancora ben rintanata all'interno: Mamma, cos'è tutta questa luce e questo calore che sprigiona quel disco? - lei risponde: Il Sole - Poi il piccolo continua: Ma è bellissimo! E quest'altra cosa verde dal fresco profumo che non ho mai visto, cos'è? - replica lei: L'Erba mio caro, è la nuova e fresca erba di primavera - E lui ancora: E' proprio fantastica l'Erba verde di primavera! E quella cosa che salta e corre laggiù come si chiama? - lei di nuovo: Si chiama Capriolo, un animale che vive nei boschi - Poi lui, instancabile, ritorna: Un Capriolo? Ma è proprio bello e simpatico! Guarda come salta, guarda che veloce! Infine, curioso, il vermetto chiede: ma mamma, scusa, là fuori ci sono molte cose belle, profumate, colorate e con tanta vita; perchè noi, invece, stiamo chiusi qui dentro sempre al buio, nell'umido, nella puzza più immonda e senza possibilità di muoverci più di tanto? Perchè? - e lei, laconica e rassegnata, risponde: perchè questa è la nostra Madre Patria.

Foto: periferia di Dempasar, Bali - Indonesia

domenica 26 ottobre 2014

Tra Magia e Scienza: il Sestante


Sono sempre stato affascinato da questo strumento. Vederlo usare da qualcuno sembra stia facendo una magia o stia scrutando il futuro come i veggenti dicono fare con la sfera di cristallo. E' uno strumento di precisione, anche delicato e fragile, e maneggiarlo la prima volta mette un po in imbarazzo perchè non si sa da che parte prenderlo. Lo si impugna per la maniglia, ne ha una, con una mano mentre con l'altra si azionano le sue parti mobili. E' formato da una scala graduata in "gradi", una manopola per la scala fine graduata in "minuti", un monocolo, due specchietti, alcuni filtri di diverso colore per la luce. La prima cosa da fare prima del suo uso è quella di azzerarlo e calibrarlo: portare a "zero" sia la scala dei gradi (alidada) sia la manopola dei minuti, poi guardare dentro il monocolo e mettere a fuoco, puntare un oggetto a slancio verticale (l'albero della barca) e regolare il primo specchietto affinchè l'immagine non risulti sdoppiata, poi bisogna fare la stessa cosa con l'orizzonte ma regolando il secondo specchietto.
A questo punto si è pronti per usarlo. A cosa serve il sestante quasi mi scordavo di dirlo… serve a misurare l'altezza del sole, il suo angolo in gradi e minuti (ma lo si può fare anche con la luna e le stelle) rispetto all'orizzonte. Effettuando due di queste misure a distanza l'una dall'altra di un paio di ore, abbinate ad un orologio preciso e a delle tabelle di dati (effemeridi), dopo adeguati e per certi versi complicati calcoli matematici si è in grado di avere come risultato la posizione, latitudine e longitudine, del luogo da dove si è fatta la misurazione. La precisione è abbastanza bassa se la confrontiamo ad un qualsiasi GPS (6-8Km rispetto a 2-10 metri…) ma navigando in oceano aperto 3-4 miglia non sono molte ed è accettabile; di certo non è da usare nel traffico cittadino o lungo un sentiero montano! E' uno strumento romantico ed affascinante. Imparare ad usarlo rende felici ed arricchisce lo spirito. Un giorno me ne comprerò uno perchè è bello possederlo, è bello aprire il cofanetto in cui è custodito, è bello maneggiarlo, calibrarlo ed entrare in intimità con gli astri, è bello fare e rifare la magia dei calcoli matematici.
Ma il sestante è scienza, e approfondendone l'argomento potreste anche rimanere spaventati per la complessità teorica che ci gira attorno tanto da farvi desistere dal continuare.
Ora impugnate lo strumento, abbassate il filtro colore arancio dal primo gruppo di filtri (per l'orizzonte), poi dal secondo gruppo abbassate i filtri blu e arancio (per il sole) così non rimarrete abbagliati dalla sua forte luce; puntatelo verso l'astro e guardando dentro il monocolo agite sull'alidada per far "scendere il sole" fino a quasi toccare l'orizzonte; il gioco degli specchi combinerà le due immagini e vedrete l'orizzonte arancione ed il disco del sole bello verde.
Per terminare la misurazione girate la manopola fine dei minuti a far collimare la base del disco del sole con la linea dell'orizzonte e poi subito-subito prendete nota dell'ora (ore, minuti e secondi) utilizzando l'orologio UTC preciso al secondo. Se tardate anche di qualche secondo la misura, ovviamente, risulterà meno precisa. E non crediate che il sole sia lento! Lui corre a circa 1800Km/h… anzi, siamo Noi sulla Terra che ci muoviamo a tale velocità attorno al sole… dicono…!

Foto: il Paradiso di Suvarrow (Cook Islands)

giovedì 23 ottobre 2014

Ci Vediamo in Sud Africa, Terra di Leoni

Se volete provare emozioni forti in uno dei passaggi potenzialmente più difficili e pericolosi di tutti i mari della Terra allora tenterete di passare Capo Horn (Sud America) o Cape Agulhas (Sud Africa). Fu il re Giovanni II di Portogallo a ribattezzare il Capo delle Tempeste in Cape of Good Hope (Capo di Buona Speranza) in Sud Africa che con la corrente di Agulhas che incontra la piattaforma continentale ed una eventuale contemporanea bassa pressione in zona, e le nebbie, formano un mix esplosivo per le imbarcazioni di tutte le stazze comprese le supernavi più grandi.  Al momento l'unica alternativa per chi proviene dall'Oriente per recarsi in Mediterraneo o in Atlantico è quella di passare più a nord per il Canale di Suez ma la situazione politica in quell'area fa desistere chiunque da tale opzione.
"Capo Agulhas, al pari del suo omologo capo di Buona Speranza, è noto per essere un cimitero di navi (anche la costa degli Scheletri in Namibia, a Nord del Sudafrica è molto pericolosa per la navigazione). La zona è ricca di resti di naufragi (un interessante museo sui naufragi si trova a Bredasdorp: "Bredasdorp Shipwreck Museum"). La presenza frequente di nebbie, di correnti mutevoli e di scogli rendono pericolosa la navigazione. A causa dell'incontro delle correnti, le acque di fronte al capo tendono a essere agitate e violente, soprattutto in inverno, con onde anomale che possono raggiungere i 30 metri di altezza. Inoltre, spesso, i venti arrivano ad una velocità di 120 – 150 km/h. e non sono rari gli iceberg alla deriva."
Nonostante tutto queste funeste premesse, le esperienze di chi vive e lavora in zona, nonchè decenni (per non dire secoli) di precedenti passaggi, hanno formulato dei comportamenti da tenere e dei fenomeni da osservare in mare durante il passaggio in questo tratto di Oceano per abbassare il livello di rischio il più possibile e garantirsi, diciamo così, una migliore possibilità di arrivare a destinazione senza subire la furia degli eventi.
Prima di lasciare Port Louis abbiamo ricevuto benedizioni multiple dai rappresentanti della Chiesa Anglicana, Indù, Musulmana e Buddista!
La nostra flotta di 21 imbarcazioni a vela, World ARC Rally, si trova ora a est del Madagascar a Mauritius e poi si sposterà a La Reunion, per proseguire verso Durban e così via fino a Cape Town dove prevediamo di arrivare tra 30/40 giorni. Dall'altra parte del Continente Africano lato ovest, in contemporanea, la flotta di 7 barche a vela "Formula Uno dei Mari" partecipanti alla Volvo Ocean Race sta percorrendo l'Oceano Atlantico con la stessa destinazione nostra quale arrivo della prima tappa. A bordo di Alvimedica c'è il compaesano mio amico Alberto Bolzan, vero Campione ed eccezionale Uomo, unico atleta italiano a prender parte a questa edizione 2014/2015; ci siamo dati appuntamento per il pranzo di Natale a Cape Town, sarà emozionante rincontrarsi dopo un anno così lontani da casa!
E se decidete di venirci a trovare nella Terra dei Leoni, fate un fischio… Ci vediamo presto!!

(Photo by: © Amory Ross / Team Alvimedica)

domenica 19 ottobre 2014

L'Indiano a Suon di Nodi



Il Mare lo si rispetta sempre, l'Oceano lo si rispetta e lo si teme sempre. Le statistiche e le descrizioni di questa traversata di 2400 miglia prevedono come standard 16-20 giorni circa di navigazione procedendo verso sud-ovest con venti a favore o al massimo al traverso di una ventina di nodi; tempo nuvoloso a tratti con qualche pioggia e onda di 3-4 metri; aggiungono anche una probabile onda aggiuntiva, "fastidiosamente" proveniente da sud dalla zona Antartica. Pare non ci siano particolari differenze tra il tenere una rotta ad arco tendente al sud o al nord, dipende solo se si vuole andare più veloci tenendosi un po a nord dove ci sono alcune basse pressioni o avere un'andatura più da alta pressione andando più a sud. Per non sbagliare ci siamo tenuti nel mezzo. Confermo l'onda "fastidiosa" che dopo 10 giorni assieme a 24-34 nodi di vento ha iniziato a farsi sentire e personalmente mi ha preso gli addominali. Non sono stato male assolutamente ma credo che 25 anni di parapendio dove cerchi di compensare col bacino ogni minimo movimento aereo dell'ala abbiano insegnato al mio cervello di compensare anche il rollio dovuto al mare… ma potete immaginare che dopo 10 giorni in queste condizioni qualcosa cede… Ma poi tutto si è un po livellato, tutto è passato e al nostro arrivo a Port Louis (Is. Mauritius) c'erano molti ad accoglierci con sorrisi ed abbracci, frutta, sigarette e rum! Brindiamo e riposiamo, il vero duro arriverà le prossime settimane quando punteremo l'Africa a completare la traversata Indiana per giungere a Durban, Cape Agulhas ed infine Cape Town.