martedì 29 aprile 2014

Paradisi Atomici Radioattivi


Il meraviglioso atollo corallino di Mururoa si trova ad un migliaio di miglia a sud-est da dove mi trovo adesso e come tutti gli atolli hanno simile formazione geologica, cioè è la punta di un vulcano estinto, e quindi non più attivo, che si estende sotto il livello del mare fino a una profondità di 2000-3000 metri. Il lento sprofondamento del vulcano, al ritmo di un millimetro all'anno, ha permesso la graduale crescita dei coralli nella zona di acque poco profonde attorno, mentre la cima emersa del vulcano veniva erosa.
All'interno del vulcano di Mururoa, ad una profondità di circa 500 metri, sono state negli anni prodotte esplosioni nucleari. È stato calcolato che ogni esplosione ha creato una sfera di roccia fratturata da 200 a 500 metri di diametro, a seconda dell'energia della bomba; la potenza accumulata dal 1975 a Mururoa corrisponde a 200 bombe del tipo di Hiroshima. Si tratta dell'ultimo assurdo, antipatico ed odioso strascico di colonialismo europeo a spese di altri popoli del mondo. Per fortuna gli esperimenti nucleari francesi sono stati definitivamente cancellati. Gli epidemiologi francesi hanno studiato gli effetti dei 193 test nucleari nell'arco di ben 30 anni (tra il 1966 e il 1996) nell'Oceano Pacifico stabilendo una netta correlazione tra l'irraggiamento radioattivo e i casi di cancro riscontrati tra i Polinesiani di Mururoa. Dopo la seconda guerra mondiale le armi nucleari non sono mai state usate in un conflitto, ma hanno ugualmente fatto le loro vittime durante i test.
Non dimentichiamo poi gli esperimenti svolti dagli USA nell'atollo di Bikini nelle isole Marshall, anche questo per fortuna circa tremila miglia più a nord-ovest dal nostro tragitto, dove sono state fatte esplodere oltre 20 potentissime bombe atomiche all'idrogeno; il fatto che questo nome, Bikini, sia poi stato usato per indicare il piu' diffuso tipo di costume da bagno e' forse un triste tentativo di rimozione? Quando lo vieni a sapere fa proprio rabbia.
Gli abitanti di Bikini sono stati deportati su altre isole e a tutt'oggi non hanno piu' potuto fare ritorno nella loro patria. Attendono ancora un risarcimento. La deportazione non ha tuttavia impedito che un esperimento del 1954 andato male abbia contaminato una zona ben oltre il previsto colpendo anche abitanti di isole vicine ed un gruppo di pescatori giapponesi. Un tentativo di reinsediamento degli abitanti nell'atollo avvenne negli anni '70, ma il terreno era ancora troppo contaminato: dopo otto anni fu interrotto perche' il livello di isotopi radioattivi nei corpi degli sfortunati polinesiani era diventato eccessivo!
Anche l'impatto ambientale e' stato pesante: ampie aree di Oceano sono tutt'ora contaminate ed off-limits, e lo stesso si dica, anche se in tutt'altra parte del Mondo, dell'isola Artica di Novaja Zemlja, sede dei test sovietici.

(Wikipedia)

sabato 26 aprile 2014

Ancoraggio a Papeete, TAHITI


Qualche giorno di relax in giro in giro per le isole prima della Tahiti Pearl regatta e della prossima tappa che ci vedrà riprendere il Rally con partenza da Bora-Bora per Suwarrow Cook Islands.

venerdì 18 aprile 2014

L'Atollo di Ahe, Isola col Buco nel Mezzo


Non tutte le isole escono col buco ma gli atolli invece sì. Non ho ben chiaro se sono tutti originati da un ex vulcano collassato nel mezzo i cui resti sono visibili per il solo perimetro costituito da una sottile striscia di terra e sabbia, con vegetazione tipicamente composta da palme da cocco. Ahe è uno di questi. L'esterno è protetto, diciamo così, da una barriera corallina che, come roccia dura, affronta incessantemente le onde dell'Oceano. Avvicinarsi alla costa e mettersi all'àncora è molto pericoloso specialmente sopravvento perchè se le condizioni meteo, vento e onde (e visibilità), sono forti e proibitive, ed il motore ausigliario va in panne allora è probabile finire sui coralli con scarse possibilità di salvare l'imbarcazione. I venti predominanti suggeriscono quale parte è quella sottovento e quindi statisticamente più protetta, ma se giunge un temporale i venti possono aumentare di molto e per giunta cambiare direzione, e quindi ogni luogo non può essere considerato proprio sicuro. Questo discorso vale per l'esterno dell'atollo, mentre cambia considerevolmente se si entra dentro.
Ahe presenta un interruzione nel perimetro, un canale, che consente di entrare ed uscire; è lungo, se non ricordo male, circa 300m e largo 70m. Il canale va percorso rigorosamente tenendo conto della marea e preferendo il periodo di culmine, minima o massima, o un po dopo, quando l'acqua scorre poco o nulla. Un atollo può essere veramente grande da non scorgere, stando al suo interno, la riva opposta come un grande lago; seguendo il ritmo della marea abbassa o alza il suo livello del mare, e come lo fa? L'atollo utilizza il canale, "la passe", per caricarsi e scaricarsi di acqua e quindi potete immaginare quale corrente può presentare in certi momenti della giornata: un vero fiume in piena. Dicono che alcune Passe possono arrivare anche a 9-10 nodi di corrente, velocità che pochi motori di barche a vela superano alla loro massima potenza. In ogni caso è consigliato entrare con la barca ed a motore (e di certo non a vele spiegate) con corrente uscente al massimo di 2-3 nodi. Non di rado, mentre c'è il flusso marino in uscita, si trova anche onda contraria quindi le due forze si scontrano creando onde a cavalloni piuttosto alte. Per uscire dall'atollo le regole sono le stesse. A peggiorare le cose influiscono altri fattori come la scarsa profondità del fondale della passe, non di rado anche di soli 3m, e l'assoluta necessità di evitare formazioni di corallo a destra ed a sinistra dove si possono alzare onde che andrebbero bene per un surfista professionista e non certo per una barca a vela. Se piove si vede poco o nulla: dare un occhio se ci sono altre barche in procinto di fare la stessa cosa (in 2 è meglio evitare di passare) e dare due occhi se dall'altra parte del canale c'è una nave in avvicinamento; le navi, da quel poco che so, un po se ne fregano degli orari, tanto sono grandi, e passano quando lo desiderano, quindi meglio non prenderle come esempio. Avere un marinaio in piedi davanti a prua che scandaglia visivamente il fondale è molto di aiuto e di conforto al timoniere. Se siete precisi-precisi e volete seguire pedisseguatamente le tabelle con le maree allora meglio essere altrettanto precisi con i fusi orari e la data del giorno: questi dati possono essere critici se vi trovate nei pressi del 180° meridiano dove sbagliare è cosa non improbabile (scusate la doppia negazione). Per questa passe abbiamo usato la tabella della marea ma poi ci siamo affacciati un paio di volte al suo ingresso per saggiare la forza della corrente uscente: forte=aspettare, media=aspettare, bassa=andiamo si va!!
Dentro l'atollo si trova un paradiso: acqua calma, azzurra e traparente, bei pesci che attendono d'essere pescati, spiagge bianche ed incontaminate, formazioni coralline dove immergersi a fare snorkeling ad ammirare la vita sommersa come in un acquario, noci di cocco da raccogliere ed aprire, cordialità locale ed anche un piccolo negozio dove comperare pane, cipolle, aglio, latte, patate, pasta, caffè, una lattina di cola ed un gelato. Il gelato ce lo meritiamo sempre.

martedì 15 aprile 2014

"Un giorno senza sangue è come un giorno senza sole" (J.W.)


Ciao, sono a pesca nell'Atollo di Ahe. Vi penso sempre!


Quale Film andiamo a vedere questa sera?


Prendo spunto dall'ultimo film uscito nelle sale cinematografiche riguardo il mondo del mare, la barca ed i possibili risvolti drammatici, per commentarne alcuni di cui mi ricordo con piacere e poi, alla fine, dire alcune parole sul più recente.
"Ore 10 Calma Piatta": un capitano con molta esperienza si concede un lungo viaggio con la sua giovane bella (Nicole Kidman) in barca a vela. In alto mare incontreranno una vecchia grande barca tipo galeone dei pirati dove un gruppo di giovani avevano trascorso momenti di pazza gioia e poi di altrettanto pazza follia; su tale galeone ne rimane vivo solo uno, evidentemente il più folle e violento di tutti, che tenterà con uno stratagemma, riuscendoci, di farsi accogliere a bordo dai nostri due protagonisti per farne altrettanta piazza pulita ed impossessarsi della loro più confortevole e moderna imbarcazione e, ovviamente, della bella donna. Ne succederanno di tutti i colori ma alla fine il Capitano e la Kidman riusciranno a liberarsi del folle ed a continuare il loro dolce viaggio più forti di prima. Una pellicola che ho trovato interessante, realistica e ben fatta con praticamente nessuna trovata hollywoodiana.
"Lo Squalo": credo che poche persone non abbiano visto questo film di molti anni fa ma che anche adesso risulta eccezionale alla visione. Ogni tanto lo riguardo con molto piacere e trasporto. Si può percepire il sapore del mare. Il gioco dei rapporti tra le persone e come mettono in risalto la loro personalità è da manuale, per quanto mi sia concesso giudicare. La trama: in una località turistica marittima un grande squalo bianco si aggira affamato e dopo alcuni incidenti fatali il Capo della Polizia locale decide di chiudere la spiaggia proprio nei giorni di apertura della stagione turistica. La località vive principalmente di questo ed il sindaco fa riaprire la spiaggia ai bagnanti. Seguono altri incidenti. Si riunisce quindi un piccolo gruppo, per andare a caccia del Mostro, composto dal Capo della Polizia, un vecchio Pescatore esperto di squali ed uno Studioso appassionato di questi grandi pesci. Alla fine della storia… guardatelo questo film, eccheccavoli, devo proprio raccontarvi il finale?!
"Alla Deriva": un giovane americano invita un gruppo di amici a bordo del suo yacht fingendosi il ricco ed esperto proprietario (la barca l'aveva presa a nolo). Una volta in mare e molto lontani dalla costa decidono di tuffarsi e fare il bagno, proprio tutti… Il giovane finto esperto farà un errore fatale non calando la scaletta per risalire a bordo (non conoscendo affatto l'imbarcazione) e, considerando che lo yacht è grande e alto, non riusciranno in nessun modo a risalire a bordo dove, tra l'altro, è rimasto da solo un bimbo di pochi mesi chiuso in cabina a dormire. Provano un po di tutto per cavarsi dall'impaccio, uno tenta anche di ritornare a riva a nuoto di cui però non se ne conoscerà l'esito. Altri moriranno in diversi modi. Alla fine una donna riuscirà a risalire a bordo, proprio la mamma del bimbo rimasto solo ed affamato, ed a salvare se stessa, il proprietario dello yacht che oltretutto tenterà il suicidio per il rimorso dell'accaduto, ed ovviamente suo figlio.
"Tutto è Perduto": eccoci qua al più recente film con il famosissimo attore Robert Redford, unica persona che apparirà nel film, senza dialoghi si udiranno solo alcuni commenti fuori campo ed i rumori ambientali del mare, del vento e gli altri elementi. Il film lo potete guardare, o scaricare, in qualsiasi lingua tanto è solo da vedere. Robert si trova in barca a vela in solitaria nel Pacifico quando navigando urterà, mentre dorme, un grande container di ferro abbandonato e galleggiante danneggiando l'imbarcazione. Riuscirà a riparare i danni ma successivamente ne combinerà una per colore, ed il maltempo gli darà una mano, fino a quando la barca affonderà e lui rimarrà soltanto con due o tre cose sulla zattera gonfiabile di salvataggio. Poi riuscirà anche a dar fuoco a quest'ultima ed a tentare il suicidio ma dei pescatori vedendo il fuoco di notte gli andranno incontro e lo tireranno fuori dall'acqua salvandolo all'ultimo secondo. E qui finisce il film.
Devo dire che ho atteso con un certo interesse il film e che sono rimasto molto deluso durante e dopo la sua visione. Mi aspettavo la drammaticità, certo, il mercato cinematografico vive di questo ci mancherebbe, ma personalmente ci avrei messo anche della poesia al suo interno. Invece ho assistito ad un'ora e mezza di sequenze di immagini di errori marinareschi di cose che si potevano evitare, di altre che si potevano fare meglio o che io avrei fatto diversamente. Ho notato un uso quasi terapeutico-sintomatico dell'attrezzatura di sicurezza, del tipo: prendo l'aspirina che mi fa passare tutto, quindi se c'è troppo vento allora butto fuori l'ancora galleggiante, poi la storm sail, ecc. e aspetto che si risolva tutto da sè. Da un Robert Redford che affronta in solitaria il Mare ci si aspetta un po di poesia appunto, un po di eroismo, di sogni, di tramonti, e magari l'incidente da cui venirne fuori. Mi aspettavo un bel film che racconti la Barca a Vela, da godere e magari imparare qualcosa, che faccia anche un po di divulgazione per il grande pubblico. Un'occasione perduta. L'impostazione di massima però è interessante. Meno errori umani, prego! E poi non mi è sembrato nemmeno un grande Robert Redford, l'ho visto fare di meglio in altre pellicole. O forse mi sbaglio di grosso ed il film risulterà un grande successo, vedremo. Da parte mia quindi molte critiche, ne avrei un elenco da riempire un paio di pagine di testo, molto più realisticamente, forse, non ho colto il vero significato del film concentrandomi invece a notare le differenze del Suo film con il Mio film, di quello che ci avrei messo dentro io nell'ora e mezza, o poco più, di celluloide.

P.S. per terminare segnalo 2 film/documentari molto belli:
"Ice Blink" dove racconta di una coppia di giovani che partono per il giro del mondo e dopo dodici anni si ritrovano ancora con la grande passione per la barca a vela e per il mare, e con tre figli nati durante il viaggio, tutti felici. Di Ice Blink devo aver letto da qualche parte che hanno anche scritto un libro.
Poi c'è "Antartide - un viaggio dentro se stessi", penso di ricordare bene sia diviso in dodici puntate, in lingua originale francese doppiato in italiano per Sky: una spedizione di una decina di persone su una nave per ricerche scentifiche e naturalistiche. Molto approfondito e con ritmi adatti, credo che il titolo spieghi quasi tutto a parte i scenari e le fauna antartici che sono da vedere assolutamente!

venerdì 4 aprile 2014

Hiva Oa, Ua Pou e Nuku Hiva


Ecco le tre isole dell'arcipelago delle isole Marchesi che abbiamo visitato in questi giorni. Prossima destinazione prevista per i prossimi giorni, invece, in navigazione libera e senza tappe a cronometro, il gruppo delle Tuamotu con Takaroa, Ahe e Rangiroa; in realtà di nomi ce ne sono tanti altri ma abbiamo scelto queste tre da fare in sequenza così da avvicinarci al successivo arcipelago delle Isole Società con la famosissima Tahiti.
Posso descrivere le prime tre, piuttosto simili tra loro: ricche ovunque di vegetazione verde scuro (noci di cocco, banane, mango, papaia ed altri frutti che non conosco…) montagnose a strapiombo sul mare, cioè praticamente senza spiagge o se ce ne sono si presentano molto strette e ghiaiose dove le onde dell'oceano si infrangono incessantemente e fragorosamente tanto che avventurarsi per una nuotata può diventare un problema. Durante una gita di mezza giornata a scorazzare per l'impervia strada, l'unica che abbiamo trovato ad Hiva Oa, tra tanti alberi da frutto ci siamo concessi un casco di banane raccolto direttamente da un albero, con un secco colpo di machete, vicino la strada: ottime! L'immagine di Tiki è presente dappertutto: statue, teste e visi in varie forme; queste statue viste di lato ricordano le forse più famose e senza dubbio più imponenti dell'Isola di Pasqua (da guardare il film Rapanui - drammatico ma molto reale). I visi della gente hanno un profilo proprio polinesiano e generalmente sono grintosi quando seri, gioiosi quando sorridenti, con il corpo tatuato, grosso e "cattivo": avete presente la squadra di rugby della Nuova Zelanda, gli "All Blacks"? Anche le donne sono tutte così, come gli uomini…
A dispetto del look esteriore invece sono cordiali e sempre sorridenti. Ci si saluta incontrandosi per strada con sorrisi smaglianti; i bimbi salutano gli adulti. E non sto parlando di cordialità per "interessi turistici" perchè le tre isole visitate non godono di certo di un fiorente turismo specialmente Ua Pou, luogo piuttosto semplice con poche cose dove si potrebbe pensare, con parametri europei, si celi un certa povertà. Certo bisognerebbe viverci per un po di tempo per saggiare il sapore del quotidiano e quindi arrivare ad un giudizio, diciamo così, più obiettivo sulla qualità della vita in tal luogo. Ua Pou, di origine vulcanica, si presenta pure questa montagnosa e verde ma con due torri rocciose nel mezzo le cui sommità penso arrivino a circa 800-1000m di altitudine; sembra strano che la natura abbia costruito questi monumenti cilindrici e piuttosto isolati ma dopo scopriremo che rappresentano il centro del cono del vulcano, ed un suo cono secondario, tramite il quale eruttava la lava. Finita la sua attività eruttiva, la lava, raffreddandosi, è rimasta sul posto mentre tutt'attorno il vulcano si è abbassato, livellato, per erosione ed altri eventi naturali di cui non conosco i dettagli.
Dopo mezza giornata, Lubo ed io, a scandagliare la costa di una baia armati di arbalete, pinne, maschera e tubo per respirare, bellissimo luogo dove abbiamo filato l'ancora della nostra Civetta II, ci raggiunge un uomo sulla trentina per chiederci se abbiamo catturato qualcosa; l'unica "cattura", racconteremo, l'avevamo fatta visivamente: una manta di un paio di metri di apertura alare con tanto di pesce pilota al seguito: impressionante e spaventosa. E meno male che non era uno squalo altrimenti la paura sarebbe salita alle stelle. L'uomo ci chiede se ci fermiamo ancòra qualche giorno così che ci avrebbe accompagnato lui in un posto dove le catture sarebbero state quasi sicure. E poi ci avrebbe ospitato a casa sua per omaggiarci di un casco di banane in cambio delle nostre firme sul suo libro dei visitatori dell'Isola; ci racconterà che questo suo libro è praticamente nuovo, appena iniziato nel 2014, e che desidererebbe fare come suo padre che ne ha uno piuttosto grosso e pieno di firme di equipaggi di imbarcazioni un po di tutto il Mondo. Questi sono i casi in cui ti duole il cuore comunicare che saremmo partiti proprio il mattino sequente alla buon'ora… Qualche stretta di mano, qualche idea per il futuro, chissà forse torneremo lì; ringrazio, salutiamo allontanandoci dalla riva, nella penombra della sera, con il nostro canotto, mani alte, occhi che si incrociano: "Mercì, a la prochaine foi!".