venerdì 20 marzo 2015

A Soli 110 Miglia dalla Fine - Grenada


L'Isola di Tanna Colpita dal Ciclone Pam

Ci giunge notizia che estreme condizioni meteo hanno distrutto gran parte delle abitazioni, delle infrastrutture e delle attrezzature degli abitanti di questa parte di Paradiso Terrestre. Molte vite umane sono andate perse. Navigando lo scorso anno vi ci abbiamo fatto tappa fermandoci alcuni giorni, un posto incantevole.
L'organizzazione del World ARC Rally ha uno speciale rapporto con gli abitanti fin dal 2008 ed ha già inviato 10.000 sterline come primo aiuto alla popolazione. Altri aiuti possono essere inviati qui:

World Cruising Club Limited - Vanuatu Cyclone Relief Fund, Sort code 15 99 00, Account 76213610, SWIFT HOABGB2L, IBAN GB65 HOAB 15990076213610.

"I forti venti, le piogge e le inondazioni provocate dal passaggio del ciclone Pam sulle Isole Vanuatu, nel Pacifico meridionale, hanno causato ingenti danni all’agricoltura, al bestiame e alle infrastrutture della pesca in tutto l’arcipelago, provocando un brusco arresto nell’esportazione delle principali colture. E’ quanto denuncia l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) in uno studio pubblicato oggi. Secondo le prime valutazioni effettuate sul campo, si legge nel rapporto, il raccolto di banane in tutto il paese e’ andato quasi completamente distrutto, cosi’ come la maggior parte delle noci di cocco e delle piante di cavolo coltivate nell’arcipelago. Oltre alla distruzione dei raccolti, anche le scorte alimentari e le sementi sono state distrutte dal ciclone, eliminando una fonte vitale di cibo e di reddito per le famiglie e aumentando il fabbisogno della popolazione locale dalle importazioni. Distrutte anche la maggior parte dei pescherecci e degli attrezzi per la pesca. A causa dei danni provocati dal ciclone, denuncia la Fao, gli agricoltori di Vanuatu rischiano di rimanere senza cibo prodotto localmente almeno fino alla meta’ di giugno, quando si prevede avverra’ il prossimo raccolto. Il direttore generale della Fao, Jose’ Graziano da Silva, ha sottolineato la disponibilita’ e l’impegno da parte della Fao a lavorare a stretto contatto con il governo di Vanuatu per “aiutare a ricostruire la vita delle persone e dei mezzi di sussistenza, in particolare nelle aree rurali. Sosterremo Vanuatu – ha detto – con interventi di assistenza agricola d’emergenza che la Fao fornira’ insieme al governo di Vanuatu e agli altri partner, ma potremo farlo solo dopo che la ricostruzione sara’ stata completata e una volta che Vanuatu avra’ rafforzato la sua resistenza agli eventi meteorologici estremi”, ha aggiunto Graziano da Silva.Circa il 99 per cento delle famiglie che vivono nelle Isole Vanuatu dipendono dalla produzione agricola per soddisfare le loro esigenze di consumo e di reddito, mentre nella capitale Port Vila circa il 75 per cento delle famiglie consumano i propri prodotti. Come primo e piu’ urgente intervento immediato, la Fao reputa necessario rafforzare l’assistenza internazionale per la fornitura di semi, attrezzature agricole e competenze tecniche."
[La Presse / Reuters]

domenica 15 marzo 2015

Ricordando l'Isola di Suwarrow, Senza Fretta


Nuno, lo skipper del catamarano NDS Darwin: "Mi dai una mano a sbrogliare questi nodi ai cordini del kite? Sai, vorrei uscire a fare un po di kitesurf, oggi o domani, senza fretta" - Marco (io): "Certo che ti aiuto, non ho molto altro da fare a parte riposare un po nel pomeriggio, ma non ho fretta neppure io".

giovedì 12 marzo 2015

I Giochi sono Quasi Fatti

Da un rapido conto penso abbiamo navigato quasi seimila miglia negli ultimi due mesi con alcune brevi pause a S.Helena, Salvador e Fortaleza in Brasile. Ci ha preso la smania di arrivare per primi alla meta finale ed ora siamo qua a Trinidad & Tobago a soli due giorni di navigazione dalla fine del Giro. Ma non arriveremo per primi anche se volendo lo potevamo fare se tiravamo dritti per S.Lucia invece di fermarci qui a Tobago, saltando le tappe ufficiali per toglierci lo sfizio del line-honour superando le sole tre imbarcazioni che ci precedono, di poco, a Grenada. Ma non arriveremo primi, il World ARC Rally è principalmente un Viaggio intorno al Mondo e l'importante è arrivare. Siamo partiti più di un anno fa in quaranta imbarcazioni, ora ci contiamo in sedici credo perchè altri due si sono ritirati per ritornare in Europa anticipatamente con la loro barca. L'importante è arrivare anche se con qualche pezzo rotto, anche se con qualche attrezzatura fuori uso. Noi personalmente siamo interi per il momento. Siamo in anticipo di tre settimane sulla tabella di marcia ed oggi ci siamo scelti una baia tranquilla dove fermarci qualche giorno. Un bicchiere di rum, una birra, delle noccioline e dell'uva passa prima della cena tanto per stordirsi un po. Il sole tramonta. Stasera cuciniamo omelette con la marmellata, la nutella, formaggio e prosciutto, miele ed una spremuta di limone; negli involtini di uova e farina ognuno ci mette dentro quello che vuole. Un po di relax finalmente. Le canne da pesca sono fuori a fare il loro lavoro, speriamo domani mattina avere pesce fresco altrimenti dovrò immergermi a caccia sott'acqua. Un po di relax finalmente.
Da qualche giorno ci interroghiamo sul possibile significato di un Viaggio simile. Un Viaggio più lungo di questo non esiste sulla faccia della Terra. Certamente lo si può fare in diversi modi e a diverse latitudini e difficoltà, da soli, con barche di dimensioni diverse, con regole più o meno restrittive, da ovest a est, da nord a sud come più piace ma sempre di un Giro si tratta.
Una cosa è certa: nessuno di noi sarebbe pronto, a questo punto, per un altro giro di giostra perchè quindici mesi di fila in mare stancano e c'è voglia di tornare a casa a fare e rifare le piccole cose quotidiane almeno per un po di tempo, poi si vedrà cosa il futuro ci riserverà, cosa sarà capace di tirar fuori dal suo cilindro e quale altro bisogno di grandezza ed immensità sarà capace di insinuare nella nostra mente.
Un Viaggio più lungo di questo non esiste. Mancano pochi giorni ed i giochi sono quasi fatti, stiamo per tornare a casa.

lunedì 9 marzo 2015

La Festa del Popolo di Salvador de Bahia (Brasile)

Qualcuno lo chiama "carnevale" ma di maschere, di quelle grandi, i giganteschi carri allegorici, non se ne sono visti, per quelli si va a Rio. Immaginatevi una grande città di milioni di abitanti, grattaceli a perdita d'occhio, strade multicorsia; pensate a come potrebbe essere una metropoli senza auto per una settimana, con i negozi, le banche e le attività commerciali sbarrati da grossi pannelli di legno; fatevi sfiorare dal pensiero che i suoi cittadini e molti altri dalle regioni limitrofe si riversano in strada giorno e notte per una settimana… tanta gente… milioni e milioni… un caos di corpi diversamente vestiti che si muovono a ritmo di musica. Questo è Salvador di Bahia la prima capitale del Brasile (ora la capitale è Brasilia).
Nei uffici turistici distribuiscono gratis colorati palloncini, chiamiamoli pure così, ancora sigillati nelle loro buste ermetiche. La birra è venduta in ogni angolo di strada, paghi due prendi tre; i centri di distribuzione lavorano 24h con camion e camion di birra. E poi polpette, mais bollito, formaggio fuso su stecco, la irrinunciabile fajolada (fagioli neri e maiale), noci di cocco, popcorn e acqua minerale. C'è il centro per i bimbi smarriti, gli ospedali mobili, i pompieri mobili ed i gabinetti chimici si contano a centinaia e sempre pieni… ma chi ha tempo per cercarne uno libero? La si fa in strada chiudendo gli occhi (se uno è timido o cerca un po di privacy) ma penso che se te la fai addosso nessuno se ne accorge: birra, sudore, piscio e musica.
Qualche raro tafferuglio qua e là ma la polizia militare è dappertutto e se ti beccano a far casino te ne penti amaramente nel giro di un secondo. Già a vederli da lontano fanno paura: si muovono in fila indiana a gruppi di sei con la loro divisa beige, il cinturone, gli stivali, il casco, il manganello e tutto il resto, e sono grossi, davvero grossi da far paura. Quando li vedi da lontano è meglio iniziare a deviare divergendo subito dalla loro traiettoria perchè se per caso non ti accorgi del loro arrivo e ci finisci contro, anche involontariamente, e nella calca di milioni di persone non è così difficile che accada, ti fanno saggiare il manganello ed il sangue scorre (il tuo).
La musica è suonata dal vivo da intere orchestre e cantanti posti su mostruosi TIR che procedendo lentamente a passo d'uomo fanno testa alla contrada di appartenenza; impianti acustici e riproduttori di decine di migliaia di watt di potenza fanno tremare tutto. Una dozzina di contrade colorate, ognuna con il suo TIR, procedono per le vie principali della città, giorno e notte, suonando e ballando facendo vibrare ogni cosa a ritmo. Mi hanno detto che in realtà una pausa la fanno, forse tra le 4 e le 10 di mattina, ma io non me ne sono mai accorto: dal porto dove siamo attraccati la musica rimbombante da chilometri e chilometri di distanza suona incessantemente da una settimana. Nelle piazzette sono montati palchi fissi da cui suonano altri gruppi musicali. Lungo le vie minori sfilano tamburi e trombe incessantemente in azione; si danno il cambio decine di gruppi a rotazione perenne. Se segui il flusso popolare allora riesci anche a spostarti da un luogo ad un altro.
Domani il "carnevale" finisce e noi ripartiremo navigando a vele spiegate verso nord, a risalire verso l'equatore, forse attraccando nel delta del Rio delle Amazzoni o nella Guyana Francese, oppure a Trinidad & Tobago, o forse in Grenada, ma di sicuro in direzione destinazione finale isola di Saint Lucia!